i- read, prima puntata: Ma come fa a fare tutto?

(ATTENZIONE SPOILERO!!!)
Qualche tempo fa ho comprato una sorta di pacchetto mommy book. Tre libri a tema mamma. Per primo ho letto “Quello che le mamme non dico”, divertente e leggero, è tratto e in parte basato sul blog tenuto dell’autrice, www.machedavvero.it. Si legge in un attimo, scorre via velocissimo. Mi ci sono ritrovata molto, forse perché siamo praticamente coetanee con l’autrice. Poi è stato il turno di “Hai voluto la carrozzina?”, libro raccolta sui temi della maternità a molte mani, tutte già operanti sul web. Il bello del libro è che ci sono punti di vista diversi su uno stesso argomento, viste le molte autrici. Ieri sera, invece, ho finito di leggere “Ma come fa a far tutto? (Via impossibile di una mamma che lavora)”. Avevo già visto il film e mi era piaciuto molto: sarà che è stato il primo film che ho visto al cinema da sola dopo la nascita del pupo. Il libro in sé è molto carino, la scrittura è veloce e scorre via benissimo, senza essere però troppo semplice, la storia, poi, è vicina a tutte le mamme che lavorano a tempo pieno. Rispetto al film, però, mi ha un po’ deluso, soprattutto la fine! Dopo aver descritto in lungo e largo gli incubi e le ansie di una mamma che cerca di fare tutto - senza per altro riuscirci! – il libro finisce con una donna quasi arresa. Quasi arresa perché solo alla finissima (ultime tre pagine!) si rileva una possibilità lavorativa nuova. Ma, in pratica, per poter avere la sua famiglia, Kate, la protagonista, molla tutto. Lascia il lavoro e abbandona la sua vita: da manager di successo della city, capofamiglia, perché è lei che porta a casa più soldi, a mamma e basta non solo a casa ma pure in campagna. Beh, sinceramente mi aspettavo in finale migliore.
Il film è meno “tragico”. La vita di Kate è sempre un disastro ma lei sembra giostrarsi meglio tra le mille e una difficoltà. La sua famiglia non si sfaccia come nel libro e la soluzione finale è più ottimista. Per conciliare lavoro e famiglia bisogna essere delle giocoliere, però – cacchio- si può! È questo il messaggio del film. Nel libro no! 
Nel libro c’è una frase stupenda: una donna che si comporta come un uomo è una donna sprecata (cito a memoria per cui non so se le parole siano esattamente queste!). Possibile però che la soluzione sia tirare i remi in barca? O solo lavoro o solo famiglia? Alla fine sembra che sia questa la soluzione proposta. Si, è vero, si intravede una nuova vita lavorativa alla fine del libro, ma niente di più! La constatazione amara del libro, mi sembra, sia quello di accorgersi che il prezzo da pagare per diventare una donna di successo sia diventare un uomo con le tette.
Sarà perché lo devo continuare a credere per non morire, però io preferisco pensare che – a fatica!- si può conciliare il lavoro con la famiglia, nonostante la nostra società italiana invece di aiutare ci complichi la vita! Non voglio essere pesante, però, lavorare non è solo necessario a vivere. Il lavoro è realizzazione, è indipendenza. Sarebbe necessario trovare una nuova via per noi donne. Il mondo lavorativo è programmato per gli uomini ed è modellato sui loro ritmi e necessità. Noi donne rimaniamo schiacciate e così si sprecano talenti. Diventare mamme, poi, è un lusso per troppe. Forse ci sono rimasta così male perchè in alcune cose mi sono rivista. Io però ho potuto dire di no ad almeno qualche richiesta (ok ho avuto culo, cioè un capo illuminato per gli standard italiani!). Da quando è nato Matteo non ho viaggiato più. Per lavoro intendo. Ho imposto in maniera più o meno esplicita uno stop: al massimo uscite mattina- sera in Italia. Prima era normale partire più volte l'anno per periodi compresi tra i 3 e i 15 giorni. Niente di paragonabile ai top manager, mi rendo conto, ma comunque per chi fa ricerca è impensabile restare a casetta sua! Questa estate ricomincio e ho un po' paura. Per fortuna il primo distacco vero sarà ad ottobre ed è ancora molto in là! Un po' però mi fa anche piacere: andare all'estero per un periodo di studio o un convegno era una delle cose che preferivo! Tant'è che sono andata in giro con il pancione fino all'ottavo mese con molta scioltezza.
Il libro mi ha fatto riflettere e pensare che vorrei vivere in una società in cui ci siano più di tre tipi di donne (solo lavoro, solo mamma, martire sacrificata alla famiglia e al lavoro).  Una società in cui una mamma che lavora e può stare poco con i figli è brava come un papà che lavora e può stare poco con i figli. Una società in cui un papà che sta in casa più di sua moglie e cambia i pannolini non si chiama mammo ma papà! Una società normale, insomma! 

Voto al film: *** su 5 (se ne meritava un altra di stella, ma la fine mi ha proprio troppo deluso!) 

(immagine: photo corbis images)

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