Post poco leggero nonostante l'insalata del pranzo!


Oggi è ripreso il nido, per cui sono in quell'umore misto tra il sollievo per aver riconquistato almento 7 ore di libertà (per poter lavorare e tenere il timone di casa!) e il senso di colpa per sentirmi sollevata. Non vi spiego perchè tanto c'avete presente!
Mi butto allora, proprio oggi, su un post pesantone! Quest'estate Internazionale ha riportato un articolo dal titolo

La scelta obbligata delle donne
(sottotitolo) 
Essere madri e professioniste affermate è un’impresa impossibile. Almeno per ora. Parla una donna che ha rinunciato a un incarico prestigioso per i figli. E fa discutere l’America


Purtroppo in questo momento non ho sotto mano ne il cartaceo ne il pdf dell'articolo. Però, a grandi linee, l'autrice è una professoressa di università che ha lavorato nella segreteria politica della Clinton e che poi ha mollato, perchè i figli adolescenti avevano bisogno di lei. Veniva da un incarico prestigioso (E' stata anche preside della sua Università), aveva un marito che collaborava veramente ma non ce l'ha fatta. L'articolo, più o meno, è un'amara costatazione sul tema che le donne oggi possono avere molto ma non tutto (passatemi il termine "il potere"), che le femministe hanno dovuto fare sacrifici enormi e ancora viene chiesto a tutte le donne di farlo, che le poche che riescono ad arrivare al potere sono tutte super donne (e non è che tutti gi uomini di potere siano super uomini) e di solito non hanno famiglia, che se "molli" le altre donne ti fanno sentire in colpa.
Finito di leggere ho pensato: Ma dai? Non me ne ero accorta!
Ora la società italiana e quella america sono profondamente diverse (e non sempre noi stiamo peggio. Penso al congedo di maternità, ad esempio) come approccio e come possibilità. Una donna media italiana, anche se non ha in mente i numeri, sa che di trippa per gatti c'è poca (o non ce ne proprio).
C'ho rimuginato sopra parecchio a questo articolo. La cosa su cui la testa mi tornava sempre era tipo " Ok, non possono avere potere e famiglia, ma siamo sicuri che possono avere una vita lavorativa e famiglia?". Devo dirvi la risposta o la indovinate? Sarà che proprio in quei giorni parlando con una mia carissima amica è scappato fuori che non solo non le hanno rinnovato il contratto una volta saputo che era incinta (e a parole prima di saperlo le avevano detto che si) ma che alla persona che l'ha sostituita è stato esplicitamente chiesto se era impegnata sentimentalmente e se aveva intenzione di avere figli a breve. Ovviamente è donna la sostituta (a un uomo nessuno lo chiederebbe) e chi la selezionava. Perchè tanto il modello è quello maschile. La struttura della società è maschile fino in fondo: o ti adegui, oppure ciao, è stato un piacere.
E poi c'è la questione dei soldi. Perchè fa brutto a dirlo ma quando ti nasce un figlio il conto in banca va verso il rosso a testa bassa. Tra un po' permettersi di avere un figlio sarà come permettersi di avere un personal trainer... E ho pensato che l'autrice dell'articolo - poretta- avrà pure dovuto rinunciare ad un incarico super fighissimo ma non credo avesse le pile di panni da stirare che tormentano i miei sogni. Non credo che spolveri lei le mensole sopra la tv. Ma alla donna delle pulizie della signora, chi ci pensa? Il suo diritto a fare un lavoro normale e dignitoso ed ad avere una famiglia dove sta? Perchè quando scappa fuori il tema di donne e lavoro si parla sempre delle quote rosa. In parlamento, nelle società, nei posti di potere. E' vero una società governata da più donne sarebbe migliore, ma alla signora Gisa che gliene frega se sarà obbligatorio avere tot donne nei CdA? La signora Gisa vorrebbe magari il posto al nido comunale, che così -forse- riesce a trovare lavoro o ad inventarselo, perchè con Luchino attaccato alle ginocchia non è che possa fare di più del già troppo che fa.
La taglio qui, che mi sento che mi sta venendo la faccia da "E che ca@@o!", e allora pore voi che mi parte la brocca del predicatore e scrivo pensieri a ruota libera e non si sa dove arrivo ne come ci arrivo. Mi parte di dire quanto si perda questo mondo non prendendo le donne per donne, facendogli fare troppo spesso "l'uomo", quanto talento sprechino. Mi parte di dire che se forse stiamo come stiamo il mondo andrebbe preso e messo "sburticato", che servono le pulizie di Pasqua, e quelle, si sa, le facciamo noi. E ce le facessero fare!
Tranne poche utopistiche eccezione (penso ai paesi del nord europa), questo non è un mondo per donne. Il brutto è che noi lo sapevamo già.
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About ...ma la notte no!

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11 commenti:

  1. si spera che più done ai vertici indirizzino la politica e le aziende verso un clima e un sistema di servizi più utile alle donne. è chiaro che non basta, ma è uno dei tanti tasselli che bisogna inserire. comunque hai ragione, non è solo un problema delle superdonne, ma anche delle donne normali, avere un lavoro qualsiasi e riuscire a portarlo avanti nella normalità, senza essere guardate come delle snaturate e senza dover fare i salti mortali ogni giorno. al di là di soddisfazioni professionali - importantissime - c'è anche il diritto di avere uno stipendio e di non doverlo spendere interamente per l'asilo nido e la baby sitter (e magari pagarci anche la donna di servizio, in fondo è un altro posto di lavoro per un'altra lavoratrice, no?), perchè al giorno d'oggi con un solo stipendio si vive bene solo in casi davvero eccezionali.

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    1. esatto! Più donne ai vertici in teoria dovrebbero far bene al mondo, ma è proprio il modello che non va! Se ho una donna al vertice che ragiona come un uomo non vale!

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  2. Tutto questo non è affatto incoraggiante. Affatto. E non so ancora come si possa riuscire a rivoluzionare questo mondo che è così da sempre, piccoli miglioramenti a parte. Mi è salita una tristezza abissale

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    1. mi spiace di esser causa di tristezza! purtroppo perà la realtà è questa...

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  3. sai quante volte ai colloqui di lavoro mi chiedevano "ha figli?" e io "no" "e ne vuole?"...che dire?

    francy

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  4. Sono assolutamente d'accordo con quello che dici, purtroppo. :(

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  5. Però io questa riflessione un po' la condivido, nel senso che secondo me maternità e lavoro, a certi livelli, non possono coesistere, a meno che poi i figli non te li fai crescere dagli altri.
    Lo so che fa male, ed è sessista, e non è giusto, e non è paritario, ma è la natura, siano donne e i figli li facciamo noi, non gli uomini.
    A certi livelli, in certe professioni, il lavoro ti assorbe talmente tanto che le giornate dovrebbero essere di 48 ore, e invece sono solo di 24.
    E devi dare una disponibilità totale che con i figli, è inutile, non puoi avere.
    Io lavoro da sola, e lavoro tanto per tirare avanti la carretta. Ma quando cominceranno le scuole elementari, e i compiti, e le attività, voglio esserci, non voglio farmeli raccontare dagli altri, o passare giornate al telefono ad organizzare la vita dei miei figli con gli estranei (come fa la mia socia).
    Questo vorrà dire per me smettere di lavorare il pomeriggio, e avere meno soldi(che comunque non avrei visto che dovrei pagare baby sitter) e probabilmente farmi troncare la carriera da altri avvocati che scelgono invece di prendere le baby sitter e continuare a lavorare fino alle 20.
    Pazienza, quando cresceranno e non avranno più bisogno di me mi rimetterò in pista, e se ormai avrò perso il treno, mi consolerò pensando che mi sarò goduta di più i figli.

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    1. Un conto è che scegliendo un conto è doverlo fare x forza! Tra l'altro.... un padre che prende due ore x andare ai colloqui con le maestria è doverlo bravo e va elogiato, alla madre vanno le occhiataccie!

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    2. Infatti io parlavo di inconciliabilità a certi livelli, in fondo l'articolo era sulla rinuncia al potere se vuoi fare la madre. È ovvio che se lavori per campare ci vorrebbe tutt'altrae flessibilità.
      Anche poi anche io lavoro per campare, eppure so che faró cmq questa scelta con tutti i sacrifici economici che ne seguiranno

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  6. Chissà se gli uomini che fanno carriera (o semplicemente lavorano), delegando la cura dei figli, semplicemente non hanno i sensi di colpa che imbastiamo noi.

    E cmq, pur vivendo in un piccolo paradiso di servizi come l'Emilia Romagna, la scuola dell'infanzia (tra le migliori del mondo) prevede un inserimento di due settimane. E questo come si concilia con il lavoro?

    Ai tempi del nido avevo preso due settimane di congedo parentale, ovviamente pagato al 30%, e che poi è stato un po' superfluo, almeno gli ultimi giorni: lasciavo la bimba alle 8.30 e la prendevo a pranzo, e avrei potuto tornare a lavoro un po' prima.

    Solo che il congedo parentale (e meno male che c'è) non è particolarmente flessibile... invece le tate o le maestre la pretendono, la flessibilità, per regolare l'inserimento solo in base alle esigenze del pupo. Ok, bellissimo, ma non è sempre possibile (perché, svegliarla alle 6.30 di mattina per essere al nido entro le 7.50 è un'esigenza della bambina?)

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