i- read: un anno terribile

Faccio la corte a John Fante da quando facevo l'università, quindi da più di sette anni. Soprattutto Chiedi alla polvere mi attira e mi respinge. Non so spiegare... è che ho con i libri, da sempre, un rapporto viscerale. Quelli che mi piacciono, quelli che mi conquistano, mi fanno partecipare dei dolori e delle gioie dei loro protagonisti. E' sempre stato così e mi sa che non cambierà più (sapeste che discorsetto avrei fatto a madame Bovary!). Lo so: è un po' infantile, ma mi pare che ci sono difetti peggiori no?

Ecco, proprio per questo mio rapporto con i libri mi sono tenuta alla larga da Fante. Un po' come da un ragazzo bello e sgaggio ma che fià sai che ti spezzerà il cuore: avete presente, no? La miseria, la povertà, l'emarginazione che coinvolgono i personaggi (o almeno da fuori è questa la sensazione) mi fanno paura. Per questo quando ho visto questo piccolo libro di Fante per ragazzi in camera di mio fratello ho pensato che potesse essere un modo per - finalmente- iniziare a conoscerlo.

Il libro è molto bello, pieno di ormoni e di emozioni (come scrive giustamente Veronesi in prefazione), pieno di illusioni e disillusioni. Non mi sbagliavo su Fante. Il suo modo di scrivere mi piace moltissimo. Secco, asciutto e allo stesso tempo pieno, rotondo. Lo stile di un narratore vero. La trama è semplice, ma nella sua semplicità ci sono un po' tutti i grandi temi di Fante. Il romanzo (o lungo racconto) è uscito postumo, Fante lo considerava un po' deboluccio. In realtà è semplicemente a tratti non definito. Ma la trama grezza non è affatto un limite. Non mi sbilancio sulla trama. Vi dico, però, che il finale mi ha lasciato un po' di amaro in bocca.

Con questo post partecipo al venerdi del libro di homemademamma